Debito pubblico, emissione di titoli per 50 milioni di euro, al 3,90% con scadenza 6 dicembre 2024. A dare il by way of libera la seduta straordinaria del Consiglio di lunedì scorso dedicata solo al decreto delegato ratificato da 28 voti. Una votazione a cui la minoranza non ha partecipato. Intanto è bocciatura secca per gli emendamenti di Libera che proponeva di azzerare la commissione alle banche qualora l’investitore fosse il Fondo pensioni.
A lanciarsi in una stima del debito pubblico è Emanuele Santi di Rete che parla di un 1 miliardo e 220 milioni, ma il segretario alle Finanze Marco Gatti difende le scelte fatte, come il bond sui mercati internazionali, e punta i fari sulla liquidità a quota 130 milioni circa con un rapporto tra debito e pil (prodotto interno lordo) al 70%, prevedendo un calo al 60 nel 2024.
Dati al vetriolo
Parole che non convincono Libera per la mancanza di un programma chiaro su come ridurre il deficit di bilancio, pagare gli interessi e rilanciare lo sviluppo. Dal 2019 a oggi, prosegue l’opposizione, il debito pubblico è aumentato di 400 milioni, visto il prestito Cargill da 150 milioni al 2,95% per un anno e 4,4 milioni di interessi. Poi il primo bond da 340 milioni al 3,25% per 2 anni e 3 mesi con altri 25 milioni di interessi e il recente rollover fino al gennaio 2027 da 350 milioni al 6,5% con altri 85 milioni di interessi. Totale di interessi per 115 milioni, esclusi i costi di intermediazione, che andranno a residenti fuori confine.
Proprio su tali costi, per l’ultimo bond interno da 50 milioni, Libera aveva presentato un emendamento, poi bocciato, per l’azzeramento della commissione a favore delle banche, in caso di titoli sottoscritti da investitori istituzionali. Emendamento di buon senso, sostiene, che avrebbe portato meno costi per lo Stato e un’operazione solidaristica di sistema.
Tra le accuse finali l’aumento della spesa corrente che vede la crescita di 7 milioni all’anno solo per gli stipendi del personale pubblico. Da qui la richiesta da parte della minoranza di una programmazione puntuale per il rilancio dell’economia, anche in vista dell’accordo di associazione con l’Unione europea partendo dal supporto alla piccola impresa.